E’ l’ennesima volta che mi metto davanti ad un foglio bianco e cerco di dare un senso compiuto alle parole ed alle immagini che mi girano in testa da giorni.
Forse è proprio lì l’errore, nel cercare di mettere in fila quello che abbiamo vissuto in questa settimana in Romania: mi riconosco nelle parole dei miei compagni di viaggio, nell’esigenza di un “silenzio sconosciuto”che la maggior parte della gente fatica a comprendere e di cui a volte addirittura sorride sarcastica.
Non è negazione di quanto c’è qui e nemmeno senso di colpa per quanto abbiamo lasciato, ma piuttosto una strana gelosia dei ricordi e una difficoltà, almeno per me, ad esprimere in una frase quest’esperienza. Riesco a farlo con chi c’era, semplicemente ricordando aneddoti, perché so che sentono le stesse cose dentro, ma con gli altri è un disastro! L’unica, banale, espressione che continuo a ripetere da giorni è: “un’esperienza che non dimenticherò mai”, poi abbasso lo sguardo e cambio argomento.
Non posso e non voglio dimenticarla, perché l’amore e la semplicità vissuti in questi giorni meritano di essere tenuti sempre presenti e portati nel cuore e di essere trasmessi in ogni attimo della nostra vita, che sia in famiglia, al lavoro, in reparto.
In quest’amore inevitabilmente scende la maschera da clown, il trucco si scioglie in un abbraccio non cercato ma trattenuto a lungo, in un sorriso conquistato che nel silenzio o in una lingua sconosciuta tocca le corde del cuore più di mille parole.
Abbiamo cercato di portare la nostra allegria ai bambini di Odorehiu e di Cluj, preparati al peggio: siamo tornati a casa semplicemente più felici.
In tanti ci hanno ringraziato e continuano a farlo per quello che facciamo, come se ogni volta scalassimo l’Everest o facessimo chissà quali cose incredibili… l’istinto è di rispondere: è così difficile vedere la felicità, anche in un attimo infinitamente breve?
Tra qualche tempo probabilmente i ricordi si faranno più razionali e sarò in grado di descrivere quest’esperienza con parole sensate…per il momento voglio continuare a vivere il groviglio di emozioni che ho dentro, a rivedere mentalmente il sorriso dei bambini rumeni e a sentire il calore delle lacrime e degli abbracci di Suor Emilia che scaldano anche nel freddo della Transilvania!